26 Ottobre 2025

L’Intelligenza Artificiale e il Futuro dell’Influencer Marketing

L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando radicalmente numerosi settori, e quello del marketing non fa eccezione. Nel bene e nel male, l’industria deve adattarsi a questa rivoluzione tecnologica, che promette di ridefinire le strategie, le operazioni e persino il ruolo stesso dei creator. L’anno prossimo si preannuncia come un punto di svolta, con professionisti, creator e consumatori che si interrogano sul reale impatto di questa tecnologia.

L’Apertura dei Marketer verso l’Automazione

Contrariamente a quanto si possa pensare, l’idea di automatizzare i processi pubblicitari non spaventa i professionisti del marketing. Anzi, molti accolgono con favore l’integrazione dell’IA nelle operazioni di influencer marketing. Secondo il report “The State of Creator Marketing 2025-2026” di CreatorIQ, il 35% dei brand e il 51% dei leader di settore si dichiara “fortemente d’accordo” con l’automazione completa del settore tramite IA. A questi si aggiunge un ulteriore 34% di brand e 36% di leader che si dicono “piuttosto d’accordo”. Al contrario, solo una minoranza esigua (il 6% dei brand e l’1% dei leader) si oppone fermamente a questa prospettiva.

Cautela sull’Uso di Influencer Virtuali

Sebbene l’IA sia vista come uno strumento utile per ottimizzare i flussi di lavoro, la sua applicazione per sostituire la figura umana incontra ancora molta resistenza. Interrogati sui loro piani per il 2026, i marketer mostrano scarso interesse per avatar e cloni digitali. Il report “2026 State of Influencer Marketing” di Linqia rivela che solo il 9% prevede di collaborare con influencer virtuali, mentre appena il 2% intende creare avatar proprietari o collaborare con cloni digitali di creator esistenti. La stragrande maggioranza (89%) non ha in programma nessuna di queste opzioni.

La Prospettiva dei Creator e la Trasformazione del Settore

Anche i creator hanno già iniziato a integrare l’IA nel loro lavoro, ma le loro previsioni vanno oltre il semplice supporto operativo. Secondo il report “The Future of the Creator Economy 2025” di Epidemic Sounds, oltre un quarto dei creator (28%) ritiene che i prossimi due o tre anni saranno dominati da contenuti generati dall’IA. Un altro 27% prevede l’ascesa di marketplace basati sull’IA, capaci di abbinare automaticamente i profili ai brand e ai brief, un modello che piattaforme come TikTok e YouTube stanno già iniziando a sperimentare. Inoltre, il 27% dei creator intervistati prevede che gli strumenti di IA potrebbero sostituire figure professionali come editor, manager o collaboratori creativi.

Lo Scetticismo e le Preoccupazioni dei Consumatori

Mentre professionisti e creator esplorano le potenzialità dell’IA, i consumatori esprimono una crescente preoccupazione. Un sondaggio di Sprout Social (“The State of Social Media in 2025”) indica che per il 52% degli utenti la principale fonte di ansia, insieme alla gestione dei dati personali, è la pubblicazione di contenuti generati dall’IA da parte dei brand senza un’adeguata trasparenza. Questo scetticismo è cresciuto notevolmente: secondo i dati di Billion Dollar Boy, nel 2025 solo il 26% dei consumatori preferisce i contenuti generati dall’IA rispetto a quelli tradizionali, un crollo rispetto al 60% registrato nel 2023. Parallelamente, la percentuale di chi crede che l’IA abbia danneggiato la creator economy è salita dal 18% al 32%.

Le Sfide Etiche: Pregiudizi e Discriminazione

L’adozione diffusa dell’IA, utilizzata da oltre il 70% delle aziende secondo McKinsey, solleva questioni etiche che nessun leader di marketing può ignorare. Gli strumenti di IA ereditano i pregiudizi inconsci dei loro programmatori. Un’analisi del MIT Technology Review del 2022 ha rilevato che lo strumento DALL-E 2 associava le posizioni di “CEO” o “direttore” a uomini bianchi nel 97% dei casi. Tali pregiudizi possono danneggiare la reputazione di un marchio se i materiali di marketing non riflettono la diversità della clientela e possono persino portare a conseguenze legali, come dimostra la causa contro Workday, accusata di aver utilizzato un’IA discriminatoria nella selezione del personale.

Le Implicazioni Morali: Ambiente, Lavoro e Responsabilità

Oltre alle questioni etiche, emergono tre grandi sfide morali. La prima è l’impatto ambientale: strumenti come ChatGPT gestiscono oltre un miliardo di richieste al giorno, richiedendo un’enorme quantità di energia e acqua per il raffreddamento dei server, un consumo destinato a crescere. La seconda riguarda la riduzione della forza lavoro: l’IA sta già sostituendo ruoli entry-level e, come ha affermato il CEO di OpenAI Sam Altman, “un piccolo team potenziato dall’IA può fare ciò che una volta richiedeva centinaia di ingegneri”. Infine, c’è un problema di responsabilità: un sondaggio di McKinsey ha rivelato che molti utenti non revisionano gli output dell’IA, rendendo difficile stabilire chi sia responsabile in caso di errori o contenuti inappropriati.

I Rischi Legali: Copyright e la Minaccia dei Deepfake

Il quadro normativo sull’IA è ancora in fase di sviluppo, creando un vuoto legale pericoloso. Secondo l’U.S. Copyright Office, nulla di creato da un’IA può essere protetto da copyright. Ciò significa che un asset generato per un brand potrebbe essere legalmente utilizzato da un concorrente. Un rischio ancora maggiore è rappresentato dai deepfake, manipolazioni audio e video ultra-realistiche che possono essere usate per impersonare individui senza il loro consenso, causando danni reputazionali e finanziari. Un deepfake, una volta diffuso, è quasi impossibile da contenere.

Linee Guida per i Leader del Marketing

Per navigare in questo scenario complesso, i leader del settore devono agire con decisione. È fondamentale condurre audit trimestrali per valutare pregiudizi, accuratezza e conformità degli strumenti di IA. È necessario creare quadri di responsabilità chiari, che includano la revisione umana di tutti i contenuti prima della pubblicazione e la consulenza legale per i progetti ad alto rischio. Infine, bisogna investire nella formazione continua dei team, creando nuove figure professionali come il “generative content director” o lo “prompt strategist”, e richiedere ai fornitori di IA la massima trasparenza sui dati di addestramento e sulle misure di mitigazione dei pregiudizi.